POETICA_ Arrigo Lora Totino

POETICA_ Arrigo Lora Totino
27 ottobre_16 dicembre 2017

A cura di Valerio Dehò e Pasquale Fameli??

Oltre cinquanta opere hanno percorso l’arco creativo di Arrigo Lora Totino, artista, poeta, divulgatore delle avanguardie storiche a cominciare da futurismo di cui curò una indispensabile antologia nel 1978. Totino, scomparso nel 2016, è stato un pioniere della poesia sperimentale, ma ebbe un inizio dedicato alla pittura prima figurativa e poi aniconica, in una città come Torino che fra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, stava diventando una delle capitali dell’arte italiana. L’artista e poeta ebbe sempre una particolare attenzione per il concretismo, per un’arte che crea nuovi significati a partire da segni lasciati liberi, da colori che non si prestano ad alcuna prestabilita significazione. Per questo la poesia concreta devia il significato verso la forma delle parole, elaborando il “materiale concreto” del linguaggio scomposto nelle sue unità ultime – sillabe, lettere, fonemi – e ricomposto come “materia letteraria” secondo nuove forme e nuove regole. Materia e componibilità sono i due parametri anche della forma sonora della poesia. Lo stesso Arrigo Lora Totino è stato un grande e instancabile performer, spesso era “attore” egli stesso dei suoi poemi. La sua sperimentalità e la sua ironia ne hanno fatto uno dei personaggi più importanti del panorama delle neo-avanguardie in Europa. Una sezione della mostra è appunto dedicata ai video delle sue azioni pubbliche e saranno anche esposte una serie pressoché inedita di fotografia che lo ritraggono, realizzate dal noto fotografo milanese Fabrizio Garghetti. Gli strumenti estetici di Totino sono spesso stati legati alla carta e al libro, nella consapevolezza che la cultura abbia sempre bisogno di un supporto concreto e universale per diffondersi. Già nel 1964-1968 ha realizzato dei libri-oggetto come i Cromofonemi (1967-2000), ma conosciuti e importanti sono le più recenti opere del ciclo “Fiore della prosa” in cui il libro diventa una scultura che esalta la forma e la parola. Ma per comprendere quanto l’artista torinese fosse calato nel ruolo di continuatore delle avanguardie storiche, in mostra sono presenti una decina di opere a cui ha dato il titolo di “Macchine celibi”, riprendendo la celebre definizione di Marcel Duchamp della sua opera più emblematica, “Il Grande vetro”. Sono opere in cui frammenti meccanici di orologi, radio a transistor, macchine di tutti i tipi, ferramenta varia, vengono disposte in modo da formare delle composizioni in relazione a collage di altre macchine o elementi provenienti dal mondo matematico e del calcolo. La prima “versione” è del 2009, e in questi assemblaggi la parola lascia il posto agli oggetti, anzi alle loro parti. Come sempre Arrigo Lora Totino crea delle opere indiziarie, elabora una poetica del frammento che tocca allo spettatore completare, perché compito dell’artista è quello di creare nuovi enigmi realizzando opere aperte alla lettura del pubblico. Durante l’esposizione sarà realizzato un catalogo con testi di Valerio Dehò e di Pasquale Fameli. La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Lora Totino e la Fondazione Berardelli.


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